“Tornerò più spesso”, e alla fine sono “rimasta”

“Tornerò più spesso”. Una frase che a mio padre e a mia nonna ho ripetuto tante e tante volte quando rientravo in paese solo per un giorno, nel momento in cui la loro nostalgia risucchiava anche la mia perché la distanza, pur se è solo di un’ora, tendiamo a enfatizzarla se si tratta di affetti. Ora che entrambi non ci sono più invece penso spesso che vorrei tanto dirglielo che sono tornata e che qui ci sono anche rimasta. Una scelta voluta, consapevole.

In una società che ci vuol far credere che non siamo mai abbastanza io ho sentito il bisogno di fermarmi, di cercare un nuovo respiro. Ma la mia non è di certo una storia unica e speciale. Tanti, come me, hanno scelto di tornare. Ma soprattutto ci sono coloro che non sono mai andati via, che da sempre si impegnano per creare una continuità, per intrecciare radici, qui. Ricollocare l’agricoltura, l’artigianato, rivalutare i piccoli borghi, incrementare il turismo, tutto questo salvaguardando un bene prezioso e che resta: il luogo.

E mentre iniziavo a gioire del verde delle montagne, del silenzio dei campi, dei cortili, mi sono aggrappata all’esigenza di raccontare il mio vivere qui ed è così che è nato il progetto Le avventure di Pernacchio, piccole vignette pensate, disegnate e scritte da me in cui un personaggio dalla testa tonda, senza volto e con un simpatico codino descrive, con aria canzonatoria e a volte malinconica, la sua vita di campagna. Lo scrivevo già un po’ di tempo fa che ciò che vedo, ciò che sento, ciò che vivono le aree interne sono disuguaglianze reali e raccontarle senza troppe pomposità dialettiche e logiche da salottino diventa un modo per creare nuove forme di prossimità.

Lo so, limitarmi a scrivere due righe in merito non è la soluzione tangibile ma è comunque un pensiero, un punto che si unisce ad altri punti per formare una linea percorribile insieme. Perché poi non è la morte del luogo ciò che mi preoccupa, bensì l’abbandono di cui la morte ne è solo una conseguenza. Dovremmo capire tutti la potenzialità dei piccoli centri e di sentirci parte, insieme, di un unico territorio. Questi e molti altri i pensieri che si fanno spazio nella mia mente da quasi un anno, da quando, dopo aver trascorso 7 anni in città, ho ritrovato la mia dimensione qui, nel posto dove sono cresciuta e che, come tanti altri paesi delle aree interne, è necessario conoscere, comprendere, raccontare. Io lo faccio con le vignette che disegno e che scrivo e da cui sta venendo fuori un progetto più grande, reale, fatto di tour e storie.

Lo faccio con semplici foto racconto, piccole testimonianze di paesi che esistono. Lo faccio perché un paese senza voce non conosce tradizioni, non lega con il progresso e scivola sul manto d’oro di un finto perbenismo da cui dobbiamo svezzarci.

Carmen Ciarleglio

Segui qui le “Avventure di Pernacchio”

https://www.instagram.com/leavventuredipernacchio/

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